Per un'immagine più chiara o più scura, in riferimento a ciò che si vuole ottenere, i parametri su cui si può intevenire sono fondamentalmente tre: il diaframma, il tempo e la sensibilità ISO. Con il diaframma è possibile regolare la quantità di luce entrante dall'obbiettivo, che impressionerà il sensore, attraverso la regolazione delle dimensioni del foro di apertura. Con il tempo sarà possibile stabilire il periodo di passaggio della luce attraverso l'obbiettivo. La sensibilità ISO determina il grado di reazione del sensore al contatto con la luce: maggiore è la sensibilità e maggiore sarà la possibilità di impressionare il sensore anche con scarse condizioni di illuminazione. Ogni pixel aumenterà la propria sensibilità in modo proporzionale al valore impostato. Tuttavia, all'aumentare del valore ISO impostato diminuisce la qualità dell'immagine ottenuta e, quindi, è necessario trovare il giusto compromesso per il risultato migliore. Concretamente, il risultato di un aumento di sensibilità sta nell'aumento della grana dell'immagine, o meglio definita come aumento del rumore di fondo. La qualità migliore, quindi, si ottiene impostando bassi valori ISO, considerando che la normalità varia da 100 a 200 ISO. In casi di scarsità di luce, i tempi, a queste sensibilità, aumentano considerevolmente fino, a volte, a rendere impossibile lo scatto a mano libera, quindi con ottenimento di foto mosse. La soluzione di aumentare gli ISO, in queste circostanze, è un buon compromesso, anche se l'uso di un treppiedi porta sicuramente ad un risultato migliore. L'apertura massima del diaframma in alternativa all'aumento degli ISO, potrebbe aiutare in determinate circostanze, ma riduce notevolmente la profondità di campo, che può essere recuperata alzando gli ISO e riducendo l'apertura del diaframma. In determinate circostanze, sebbene aumentare gli ISO comporti un aumento della grana, l'effetto ottenuto è particolarmente artistico e rende le immagini più interessanti. Per fare un esempio, possiamo fare riferimento alla fotografia in bianco & nero, oppure alla fotografia in notturna, dove la volta stellata assume le sembianze di una tela sapientemente pennellata.
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Accade spesso che la fotocamera non sia in grado di riprodurre correttamente i colori che i nostri occhi percepiscono. Tuttavia, è possibile impostare degli accorgimenti per fare in modo che la tonalità di colore sia il più possibile fedele all'originale. Il bilanciamento del bianco permette di ottenere bianchi puri in tutte le circostanze di ripresa, anche se i soggetti sono illuminati da luci colorate. La sua corretta impostazione restituirà naturalezza a tutti gli altri colori presenti nella scena. La fotocamera è in grado di prevedere il bilanciamento della luce partendo dall'analisi della sorgente luminosa presente sulla scena. Ogni sorgente luminosa è contraddistinta da una temperatura colore misurata in °Kelvin. Questa scala rappresenta la porzione di visibile per l'occhio umano: oltre il limite minimo della scala si sconfina nel rosso e nell'infrarosso, oltre il massimo nel violetto e nell'ultravioletto. Infrarosso e ultravioletto non sono visibili all'occhio umano. Di fronte a questa prospettiva si usa dire che una luce è calda quando corrisponde ad una bassa temperatura di colore e fredda ad una alta. Le modalità di bilanciamento del bianco di una fotocamera reflex prevedono impostazioni associate a queste condizioni di luce, che permetteranno di ottenere risultati vicini alla condizione reale se impostati in linea con la sorgente luminosa dominante nell'ambiente. Le possibili impostazioni riscontrabili sulle fotocamere reflex sono:
La regolazione automatica prevista in ogni fotocamera reflex, copre una fascia della temperatura di colore compresa tra i 3000 e i 7000K, mentre quella predefinita (anche se si fa riferimento a più condizioni predefinite) copre una fascia leggermente più ristretta ma similare (dai 3200 ai 7000K). Nella condizione predefinita è possibile impostare sulla fotocamera un bilanciamento specifico per ogni sorgente luminosa: tungsteno, fluorescente, luce diurna, nuvoloso, ombra. La regolazione della temperatura K è disponibile solo su alcune fotocamere reflex e consiste nell'impostare il valore esatto: la fascia coperta in questo caso può variare tra i 2500 e 10000K, coprendo quindi la maggior parte delle situazioni. L'impostazione personalizzata, infine, è la più completa, poiché copre la fascia più ampia (2000-10000K) ed è impostabile tarando la fotocamera con una superficie bianca posta all'interno della scena, che permetterà di calcolare tutti i colori intorno a questo valore. E' possibile tarare la fotocamera su superfici che non sono bianche, per conferire alle immagini caratteristiche surreali, ma interessanti dal punto di vista del risultato. La condizione automatica, comunque, copre la maggior parte dei casi e pertanto è la più consigliabile, soprattutto nei casi in cui non si dispone di molto tempo per immortalare la scena. Tuttavia, in condizioni disagiate, non permette di soddisfare in pieno i risultati e ricorrere alle altre condizioni rappresenta la soluzione ottimale. Il flash di schiarita o di compensazione è usato nelle fotografie scattate di giorno per mettere in evidenza i dettagli, che senza resterebbero in ombra. A differenza delle foto realizzate con la sola luce del flash, la fotocamera calcola l'esposizione modulandosi sulla luce ambiente, sia essa naturale che artificiale. Si ricorre al flash di schiarita nelle situazioni in cui i livelli di contrasto sono elevati, ovvero quando gli eccessi di luminosità vanno oltre la normale gamma dinamica della fotocamera, creando la possibile condizione di mancanza di dettaglio nelle alteluci, nelle zone d'ombra o in entrambi le circostanze. La scelta delle esposizione tende a salvaguardare, solitamente, i dettagli nelle aree più luminose, ma quando la differenza tra zone d'ombra e alteluci è notevole, il rischio è quello di ottenere la sottoesposizione delle ombre. Il flash di schiarita aiuta in questo caso a compensare la gamma dinamica, riportandola negli intervalli specifici forniti dal sensore. Casi tipici per l'uso del flash di schiarita, sono le cosiddette fotografie controluce, in cui il soggetto rischia di essere sottoesposto. Con il flash di schiarita i colori risulteranno più nitidi e l'equilibrio sarà ristabilito. Intervenire sullo sfondo con una sottoesposizione, permetterà di ottenere immagini più intense e suggestive. Il lampo di schiarita deve fondersi con la luce ambiente per un effetto più naturale ed evitare di prevaricare sul resto della scena. Le variabili che contribuiscono a garantire nitidezza all'immagine sono numerose. Le principali spaziano dalla scelta della coppia tempo-diaframma alla qualità ottica dell'obbiettivo, dall'accuratezza della messa a fuoco alla nitidezza applicata dalla fotocamera in post-produzione. Tuttavia, una mano ferma e ben salda è fondamentale per ottenere immagini nitide. In questi casi, in cui si parla di fotografia a mano libera, è essenziale applicare la regola generale secondo cui il tempo di posa debba essere equivalente o più rapido del reciproco della lunghezza focale. Ciò equivale a dire che con una lunghezza focale di 200 mm, il tempo più lento da usare dovrà essere 1/200 di secondo; con una lunghezza focale di 50 mm, sarà di 1/50 di secondo. Questa regola è applicabile solo alle fotocamere full-frame (sensore 24x36), mentre con sensori più piccoli, dove l'angolo di campo è più ristretto, gli effetti involontari di vibrazione sono più amplificati e quindi il tempo più lento dovrà essere più veloce al reciproco della lunghezza focale. Il tempo può essere calcolato anche in questo caso moltiplicando la lunghezza focale per il fattore di moltiplicazione della fotocamera e applicando il reciproco come tempo. Il fattore di moltiplicazione della fotocamera è quel coefficiente che moltiplicato per le dimensioni del sensore reali, da come prodotto 24x36. Per esempio, una fotocamera con sensore 16x24, avrà un fattore di moltiplicazione pari 1,5 (16x1,5=24; 24x1,5=36). L'impiego di obbiettivi con stabilizzatore aumentano ulteriormente la possibilità di ottenere immagini nitide. Queste ottiche sono dotate di un sistema interno di basculamento in grado di contrastare gli effetti del movimento. In condizioni di luce scarsa la soluzione migliore è l'uso di un treppiedi, che, comunque, rappresenta anche la soluzione migliore anche in condizioni di luce buona. L'uso del treppiedi permette di impostare valori ISO bassi, equivalenti a immagini prive di rumore, di scegliere l'impostazione di diaframma più congeniale, che influenza notevolmente la nitidezza e la profondità di campo. Maggiore sarà la profondità di campo e maggiore sarà la superficie nitida dell'immagine. Valori di diaframmi come f16 e f22 garantiscono maggiore profondità di campo, viceversa valori come f2,8 restituiscono una ridotta profondità di campo. L'impostazione più stretta di diaframma, tuttavia, non coincide con una nitidezza assoluta. Con queste aperture i tempi sono molto più lenti e il manifestarsi della diffrazione priva le immagini di definizione. I risultati migliori si ottengono pertanto con aperture intermedie che spaziano da f8 a f16. Anche l'accuratezza della messa a fuoco è fondamentale. Affidarsi all'autofocus permette di ottenere buoni risultati di partenza, ma è necessario conoscere gli effetti delle modalità impostati. La modalità statica consente di scattare solo quando una parte dell'immagine è a fuoco. La modalità dinamica regola costantemente la messa a fuoco seguendo il movimento del soggetto. Nel mirino è possibile impostare anche la zona di messa a fuoco, che dovrà coincidere con l'area di maggiore interesse della scena che si vuole fotografare. |
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May 2016
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