Tutte le fotocamere reflex sono dotate di un mirino all'interno del quale è possibile inquadrare l'immagine per come la vorremmo ottenere. Tuttavia, l'immagine non è la stessa che la fotocamera restituirà. La luce che attraversa l'obbiettivo è riflessa da più specchi fino al mirino. Gli effetti dell'esposizione, della sensibilità ISO, del bilanciamento del bianco e di tutte le altre impostazioni della fotocamera non saranno visibili attraverso il mirino e saranno applicati solo durante lo scatto, ragione per cui, guardando la sola immagine, è possibile cadere in errore, non riuscendo ad anticipare se l'immagine sarà sovraesposta o sottoesposta, a fuoco o sfocata. La modalità Live View permette di trasformare lo schermo LCD in un ampio mirino, anticipando un immagine veritiera dello scatto che ci approssimiamo ad eseguire. Attivata questa modalità, lo specchio si blocca e permette alla luce di raggiungere direttamente il sensore. L'immagine è trasmessa poi allo schermo posteriore della fotocamera e può essere visualizzata in tempo reale. Intervenendo sulle impostazioni sarà possibile visualizzare in tempo reale le modifiche apportate all'esposizione, schiarendo o oscurando l'immagine. E' possibile poi sovrapporre all'immagine così inquadrata anche l'istogramma, che si aggiorna in tempo reale e che permette di eseguire una valutazione più appropriata dell'esposizione. Il fatto poi di poter ingrandire l'immagine fino a 10 volte, garantisce la possibilità di gestire la messa a fuoco, soprattutto quando si ha a che fare con una ridotta profondità di campo e un basso livello di luce. Tuttavia, usare il Live View corrisponde anche ad avere alcuni problemi; ad esempio, scattare tenendo la fotocamera lontano dal corpo, può equivalere a far aumentare il rischio di mosso. Il problema è facilmente risolvibile attraverso l'impiego di un treppiedi. In riferimento alle sue caratteristiche il Live View è particolarmente adatto per realizzare immagini di paesaggi, still-life e primi piani. Con il Live View si possono impostare diverse modalità di messa a fuoco, che variano in riferimento al tipo di fotocamera e di marca. Un altro caso in cui è sconsigliabile l'uso del Live View è la fotografia d'azione, con cui c'è bisogno di un sistema di messa a fuoco più veloce. L'ultimo inconveniente è dato dal dispendio energetico per la batteria.
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La ripresa in manuale si basa sui soliti tre elementi: tempo, apertura e sensibilità ISO. Il fatto di poterli impostare autonomamente comporta il controllo totale sulla riuscita dell'immagine. Con la modalità a priorità di tempi è sufficiente impostare il tempo, dopodiché la fotocamera provvede a scegliere l'equivalente diaframma. Con la modalità a priorità di diaframma è sufficiente scegliere il diaframma, dopodiché la fotocamera provvede a scegliere l'equivalente tempo. Fondamentalmente, queste due modalità sono in grado di restituire fotografie ben esposte nella maggior parte delle situazioni, ma non in tutte. Le condizioni estreme mettono speso a dura prova il sistema di misurazione valutativa. Scene molto luminose possono ingannare la fotocamera spingendola a sottoesporre anche quando non sarebbe necessario. Con scene molto scure, viceversa, la fotocamera potrebbe sovraesporre l'immagine facendola sbiadire e rendendola priva di contrasto. Usare la modalità Manuale permette di bloccare l'esposizione e, a prescindere dal punto in cui è puntato l'obbiettivo, tempo e diaframma non cambieranno. In questo modo non sarà necessario controllare l'istogramma dopo ogni scatto e ci si potrà dedicare interamente all'inquadratura. Per impostare l'esposizione in Manuale bisogna scegliere cosa evidenziare di una scena: se interessa definire come prioritaria la profondità di campo, sarà necessario selezionario dapprima il diaframma più adatto; se interessa definire il tempo ideale per catturare una scena d'azione, sarà il tempo a dover essere regolato per primo. Il passo successivo sarà quello di regolare l'altra variabile della coppia (profondità di campo prioritaria: 1. regolare il diaframma; 2. regolare il tempo; tempo prioritario: 1. regolare il tempo; 2. regolare il diaframma). Con l'approfondimento precedente abbiamo stabilito che l'apertura del diaframma controlla la quantità di luce in grado di raggiungere il sensore. Il tempo, allo stesso modo, può essere fissato per fare in modo che al sensore arrivi la stessa quantità di luce definita con l'apertura del diaframma. Il tempo generalmente si misura in frazioni di secondo, ma può arrivare anche a diversi minuti, soprattutto in condizioni di assenza di luce, in cui è necessaria un'impostazione che superi i canoni degli automatismi fissati sulla macchina (in genere, in automatico, le reflex raggiungono un massimo di esposizione pari a 30 secondi). Con il tempo è possibile anche definire il modo in cui il movimento, del soggetto o della fotocamera stessa, sarà restituito nell'immagine. Con tempi veloci (es: 1/2000 sec.) sarà possibile congelare il movimento di un soggetto in movimento, mentre con tempi lenti (es: 1/2 sec.), saranno evidenziati gli effetti di mosso. Come nel caso della priorità di diaframmi, la priorità di tempi è una modalità di scatto semi-automatica. Fissando il tempo di esposizione, la fotocamera calcolerà l'apertura di diaframma adeguata a quel tempo. Questa modalità è ideale per le foto d'azione. Il tempo dovrà essere impostato in relazione al tipo di soggetto, alla sua velocità e a quanto spazio potrebbe occupare nel fotogramma. La componente creativa poi, determinerà la necessità di congelare l'immagine per bloccarne il movimento o di esaltarne l'effetto movimento. Tra le tecniche più conosciute da abbinare alla modalità di scatto priorità di tempi c'è il panning, in grado di restituire dinamismo alle azioni. La tecnica consiste nel seguire con la fotocamera il soggetto in movimento, mantenendo la stessa velocità: il risultato sarà garantito da un affinamento della tecnica e dalla centratura tra la velocità di spostamento della fotocamera e la velocità del soggetto. Le fotocamere reflex hanno il grande vantaggio di permettere l'assunzione del pieno controllo sull'esposizione, attraverso la gestione corretta dell'apertura del diaframma e del tempo di posa. Il diaframma regola la quantità di luce in entrata dall'obbiettivo e la sua apertura può essere ampia (f2,8) o stretta (f22). Il tempo di posa è regolato da un dispositivo chiamato otturatore, che si trova all'interno della fotocamera e resta aperto per tutto il tempo dell'esposizione. La giusta combinazione tra questi due valori permette di definire la corretta esposizione. La priorità di diaframma indica una modalità di scatto semi-automatica, con cui è possibile regolare l'apertura del diaframma, lasciando alla fotocamera la facoltà di scegliere il tempo di posa più adeguato all'occasione. L'apertura influenza anche la profondità di campo, ovvero quanto dell'area vicina al punto di messa a fuoco apparirà nitida. Un'apertura ampia (da f2,8 a f5,6) restituisce una ridotta profondità di campo, che significa sfocatura per tutto ciò che si trova vicino al punto di messa a fuoco. Un'apertura intermedia (da f9 a f11) permetterà di mettere a fuoco una porzione maggiore di scena inquadrata. Un'apertura ristretta (da f16 a f25) permetterà di definire una maggiore profondità di campo, che equivale a dire che tutto ciò che si trova vicino al piano di messa a fuoco è accettabilmente nitido. Riassumendo, un'ampia apertura del diaframma permetterà di staccare il soggetto dal resto della scena, che apparirà poco nitida e staccata dal piano focale, mentre con un'apertura ristretta si tenderà ad avere tutto perfettamente a fuoco, dal primo piano all'orizzonte. Altra variabile per influenzare la profondità di campo è garantita dalla focale usata: una focale ridotta (18 mm) aumenta la possibilità di avere a fuoco primo piano e orizzonte, ragione per cui i grandangolari sono perfetti per riprendere paesaggi urbani. Con una focale lunga, viceversa, la profondità di campo sarà più limitata, permettendo di staccare più facilmente il soggetto dallo sfondo, ragione per cui i teleobbiettivi sono ideali per la fotografia di ritratto. E' bene tenere presente che anche l'angolo di campo varia con la focale in modo inversamente proporzionale: con una lunghezza focale maggiore, l'angolo di campo sarà minore. Nei primi piani stretti, quindi, usando una focale corta si rischia di deformare il volto dei soggetti. |
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May 2016
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