Se dovessimo paragonare l'occhio umano ad un obbiettivo della nostra fotocamera, il 50 mm sarebbe indubbiamente il più azzeccato. La condizione, ovviamente, è valida se l'obbiettivo è montato su una macchina full frame (sensore a pieno formato 24x36, vedi Lezione 1 L'ATTREZZATURA), altrimenti bisognerà tener conto del fattore di moltiplicazione della macchina che, moltiplicato con la lunghezza focale dell'obbiettivo, dovrà dare un valore prossimo al 50. Questo tipo di obbiettivo è definito focale normale e rappresenta il riferimento principale secondo cui tutti gli obbiettivi con focale inferiore sono definite grandangoli. L'impiego di un grandangolo è necessario soprattutto nei casi in cui si tende a comprendere nel fotogramma più porzione d'immagine possibile. E' il caso della fotografia di paesaggio, delle panoramiche, delle bellissime albe e tramonti, con cui molto spesso ci cimentiamo. Il grandangolo può essere usato anche nelle fotografie di ritratto ambientato, in cui è possibile enfatizzare ciò che circonda il soggetto, raggiungendo una maggiore profondità di campo. Il rischio che si corre in questi casi è costituito principalmente dall'effetto distorcente garantito quando il soggetto è troppo vicino alla nostra focale. Tuttavia, l'effetto distorcente può costituire il vantaggio di ampliare la visuale canonica, dandole una nuova prospettiva. Un'ottima soluzione in questo contesto è costituita dalle ottiche fish eye (occhio di pesce), in grado di distorcere notevolmente la scena.
0 Comments
Le fotocamere attuali sono dotate di sofisticati sistemi di messa a fuoco automatici. Verrebbe spontaneo, a questo proposito, chiedersi perchè usare il sistema di messa a fuoco manuale. Tuttavia, è abbastanza sottolineare che alcuni soggetti e/o condizioni ambientali possono ingannare la fotocamera, rendendo difficile la vita al sistema automatico di messa a fuoco. Ogni sistema per funzionare bene ha bisogno di luce e contrasto, quindi, in assenza di questi fattori, la fotocamera avrà problemi nell'agganciare il soggetto per metterlo a fuoco. In questi casi è consigliabile la messa a fuoco manuale per ovviare all'inconveniente. Esempi di queste situazioni sono dati dalle condizioni di scarsa luminosità, in cui la fotocamera non è in grado di individuare i dettagli per la messa a fuoco, oppure nelle situazioni di scarso contrasto, come in una giornata di nebbia. Altro esempio è lo scatto con interposizione tra la fotocamera e il soggetto di un piano trasparente, che potrebbe indurre la fotocamera ad un errore sulla messa a fuoco, come il vetro di una finestra o le maglie di una rete metallica. Anche il pericolo di sovrapposizioni improvvise potrebbe indurre la fotocamera ad errori: bloccando il fuoco in una determinata posizione, può risolvere questo inconveniente. La fotografia macro è in assoluto il genere di fotografia in cui la messa a fuoco in manuale può garantire i risultati migliori. In tempi diversi dall'era digitale confrontarsi con la modalità manuale consisteva nell'essere fotografi esperti, con un certo grado di conoscenza della luce e di gestione della fotocamera. Oggi, invece, in piena era digitale, fotografare in manuale rappresenta pressoché un gioco di prova e riprova. Lavorare in modalità manuale indica la possibilità di impostare per ogni scatto una coppia tempo-diaframma scelta autonomamente dal fotografo per una precisa situazione, senza alcuna interferenza da parte della fotocamera. In realtà, però, la maggior parte dei soggetti non richiede questo tipo di scelta, partendo poi dal presupposto che tutte le fotocamere possono lavorare in modalità semiautomatica, la scelta della modalità manuale potrebbe sembrare inutile. Tuttavia, ci sono situazioni particolari in cui è necessario gestire autonomamente sia il tempo di posa che il diaframma, per evitare che il soggetto o le condizioni di illuminazione intervengano a confondere i sistemi di misurazione della fotocamera. L'esposizione manuale è ideale in situazioni in cui una lettura della misurazione media della luce penalizzerebbe il soggetto. Per fare un piccolo esempio, fotografando una scena prevalentemente scura su cui spicca un piccolo soggetto bianco, la fotocamera con esposizione automatica restituirebbe un certo tipo di bilanciamento, misurato sull'intera scena. Zoomando sul soggetto bianco e, con esso, occupando maggiormente il fotogramma, il bilanciamento si orienterebbe sul bianco restituendo valori completamente diversi dall'esposizione precedente. Lavorare in manuale permette di restituire ad entrambe le immagini l'esposizione corretta. Ma, esempio a parte, quando sarà necessario lavorare in manuale? Alcuni casi sono facili da riconoscere: soggetti particolarmente chiari o scuri che si muovono nell'inquadratura, sfondi con tonalità dominante, parti riflettenti o fonti particolarmente luminose all'interno dell'inquadratura. I sistemi di misurazione per valutare l'esposizione si affidano alla stessa scala della compensazione dell'esposizione, quindi premendo a metà il pulsante di scatto, osservando la scala nel mirino e regolando di conseguenza uno dei parametri dell'esposizione fino al raggiungimento del centro della scala, permetterà di ottenere la giusta esposizione. Le fotocamere munite del dispositivo di segnalazione per le alte luci, permetteranno di evidenziare le aree sovraesposte e/o bruciate, suggerendo correzioni immediate. Le tre variabili da tenere sotto controllo restano comunque le stesse viste con le precedenti lezioni: il tempo di posa, che varia in base al tipo di soggetto; l'apertura del diaframma, che regola la profondità di campo; la sensibilità ISO, che garantisce la massima qualità a 100 ISO. L'esposizione manuale è particolarmente consigliata nelle seguenti situazioni: 1) foto da studio 2) paesaggi notturni e fuochi d'artificio 3) soggetti stagliati nel cielo 4) cielo, neve e sabbia. Le recenti fotocamere sono munite di tre diverse modalità di scatto ovvero lo scatto singolo, lo scatto continuo e l'autoscatto. Lo scatto singolo è solitamente usato per immagini di tipo statico, che non richiedono velocità d'impostazione e tantomeno prestazioni eccellenti da parte della fotocamera per elaborare la quantità d'informazioni necessarie alla loro elaborazione. Tuttavia, anche con la modalità scatto singolo è possibile ottenere immagini d'azione accattivanti. E' il caso di immagini scattate con il flash o impostate con tempi lunghi, dove la modalità di scatto si dimostrerebbe del tutto inefficace a causa degli eccessivi tempi di cui la fotocamera ha bisogno per prepararsi allo scatto successivo. Lo scatto continuo, invece, è la modalità di scatto specifica per le scene d'azione e permette, tramite scatti ripetuti, di cogliere il fotogramma migliore dell'intera scena. La quantità di scatti ripetuti, tenendo premuto il pulsante di scatto, varia da modello a modello, così come la velocità d'esecuzione e la quantità d'informazioni elaborata. La modalità autoscatto permette di azionare il pulsante di scatto con un ritardo programmato di diversi secondi, utile per potersi fotografare con un gruppo di persone. In questi frangenti è consigliabile fissare la fotocamera su un robusto treppiedi per evitare l'inconveniente di foto inclinate, a causa di scomodi supporti improvvisati, o peggio, condizioni di fotocamera in equilibrio precario che, cadendo, potrebbe subire dei danni fastidiosi. La condizione di autoscatto potrebbe essere usata anche per evitare il micromosso nelle situazioni di tempi lunghi. Fondamentalmente, con la fotocamera fissata sul treppiedi e senza disporre di un pulsante di scatto remoto o flessibile, è possibile, premendo sul pulsante, generare un movimento sussultorio che indurrebbe a questo problema, poiché, a causa del tempo di scatto troppo corto, non sarebbe possibile permettere alla fotocamera di assorbire il movimento. Impostando un tempo di autoscatto di 2 secondi, la fotocamera potrebbe stabilizzarsi prima dello scatto e garantire così di attenuare l'effetto di micromosso. Abbinando a questi accorgimenti la funzione di blocco dello specchio e l'uso di un cavo flessibile e/o un telecomando, l'effetto mosso potrebbe essere del tutto eliminato. Sebbene in passato esistessero macchine fotografiche che funzionavano secondo principi meccanici, con avanzamento manuale della pellicola, oggi, con la fotografia digitale, il funzionamento è interamente affidato all'elettronica, ragione per ci si deve affidare ad una batteria carica, artefice del funzionamento di molteplici cinematismi all'interno della macchina. Una batteria può garantire centinaia di scatti, in riferimento alla sua portata e alla carica del momento. Questa è messa costantemente sotto pressione, poiché deve alimentare lo schermo LCD, i processori e i circuiti elettronici, fornire energia all'otturatore, allo specchio, allo stabilizzatore d'immagine e al motorino di messa a fuoco. Sulle fotocamere con flash integrato deve anche fornire energia per la ricarica del condensatore ad alta tensione e per l'innesco del lampo. Il funzionamento della batteria, nello specifico, è garantito da una reazione chimica controllata che garantisce la produzione dell'energia necessaria a tutti gli scopi menzionati. La temperatura, come per ogni reazione chimica, influenza notevolmente la produzione di energia: alle basse temperature è, infatti, possibile constatare che la realizzazione del numero di scatti sarà notevolmente inferiore rispetto ad una giornata calda. L'uso continuo a queste condizioni comporta la cessazione delle aattività di pulsante di scatto e monitor. La necessaria ricarica conseguente consiste nell'attivare un processo di inversione della reazione chimica in atto, capace di riportare gli ioni all'interno della batteria dal catodo all'anodo. Tuttavia, le operazioni di ricarica non sono eterne, poiché una batteria può durare fino a circa 500 cicli, dopodiché si esaurirà definitivamente. La loro longevità può variare significativamente in riferimento al modo in cui sono usate. Mensilmente possono perdere circa il 5-10% della loro carica anche se non sono utilizzate e la loro inattività ne impedisce poi il recupero. Per questo motivo è fondamentale usare tutte le batterie in dotazione a rotazione. Anche le operazioni di ricarica sono fondamentali:i complessi circuiti di monitoraggio del carica-batterie e della batteria ottimizzano il processo di ricarica in modo più o meno ottimale. Alcune batterie e alcuni carica-batterie sono sicuramente migliori di altri, garantendo sicuramente un'elevata longevità. Anche in questo caso la temperatura è importante per aumentare la carica e la durata della batteria. La grandezza di una batteria è un buon indicatore della sua carica, ma per avere la giusta misura è più correttp fare riferimento alla sua capacità, misurata in mAh (milliAmpere per ora). Quindi, tirando le somme, è sempre meglio munirsi di una batteria di scorta per sopperire alla possibilità di restarne senza nei momenti in cui rischiamo di avere la batteria scarica. Una soluzione ottimale, per poter disporre di due batterie e prolungare la durata della carica, è disporre di un'impugnatura portabatterie (se il modello lo prevede). |
AutoreCiao a tutti, Archives
March 2014
Categories |